giovedì 11 settembre 2008

E' in distribuzione il numero 77!


Dopo un periodo di attesa un po' piu' lungo del normale, e' finalmente in distribuzione il numero 77 del nostro giornale.

Come annunciato nell'editoriale, da questo numero apriamo ufficialmente questo blog.

Qui i lettori potranno lasciare commenti sugli articoli pubblicati, e partecipare ai sondaggi che pubblicheremo sul giornale.

Ricordiamo che per poter scrivere alla redazione, l'indirizzo email e': outofitaly@gmail.com

lunedì 12 maggio 2008

Il dibattito del numero 76

Nel numero 76 di Out of Italy e' stato pubblicato un dibattito sull'ateismo.

Qual'e' la vostra opinione al riguardo?

Potete lasciare un commento alla fine dell'articolo, oppure rispondere al sondaggio a lato.

Perche' sono ateo...
Di Gaioffas


Ritengo vi siano due tipi di ateismo, quello marxista e quello razionalista.

I marxisti sono atei ma non per scelta ideologica, bensì nel senso che accettando l’analisi che Marx fa della società in generale e di quella capitalistica in particolare ne accettano anche le conclusioni. La religione, l’ordinamento giuridico, la cultura dominante, l’arte e via dicendo sono la sovrastruttura generata dai rapporti di produzione di quella particolare società, dalla struttura economica di quella particolare organizzazione produttiva.

La religione e' “il sospiro della creatura oppressa, il cuore di un mondo spietato … E' l'oppio del popolo" ( da “ Per la critica della filosofia del diritto” di Hegel. Introduzione). "Per l'uomo socialista tutta la cosiddetta
storia del mondo non e' altro che la generazione dell'uomo mediante il lavoro umano, null'altro che il divenire della natura per l'uomo, egli ha la prova evidente, irresistibile, della sua nascita mediante se stesso, del processo della sua origine”. (cfr. Manoscritti economico-filosofici del 1844, tr. it. Einaudi, p. 125). Per Marx allora la religione non e' altro che un inganno in quanto l'umanità alienata, sofferente, sfruttata, proietta nel mondo illusorio dell'aldilà tutto ciò² che le e' negato in questo. Ecco allora la sintesi finale del suo pensiero: il mondo non va interpretato dai filosofi, ma cambiato con una azione rivoluzionaria delle masse oppresse.

Diversa la matrice ideologica dell’ateismo e dell’agnosticismo razionalista. Per loro (molti non sono marxisti) la negazione o la sospensione del giudizio, già a suo tempo sostenuta dal filosofo Pirrone (360 a.c.- 270 a.c.), sull’esistenza di un qualsiasi dio avviene attraverso un processo logico scientifico. Se Dio viene definito “intelligenza sovrumana, sovrannaturale che ha deliberatamente progettato e creato l'universo e tutto ciò che esso contiene” - definizione tipica delle grandi religioni monoteistiche - e si rifiuta una indicazione generica e ambigua, tipo la natura e le sue leggi (panteismo), già esiste una base di partenza per un confronto con i credenti. Si comincia col mettere in discussione le cosiddette 5 prove dell’esistenza di Dio (S.Tommaso D’Aquino ):

Il motore immobile.
Ogni ente che si muove e' mosso da qualcos’altro. E’ un processo a ritroso, ma la prima mossa chi l’ha fatta se non Dio?

La causa non causata.
Niente si causa da se e quindi ogni effetto ha una causa. La prima causa non può essere che Dio.

L’argomento cosmologico.
Ci fu un tempo in cui non esistevano oggetti fisici, ma ora si, quindi qualcosa di non fisico li ha fatti esistere: Dio. (ma un logico allora si chiede: “e chi ha causato dio?).

L’argomento dei gradi.
Noi giudichiamo i gradi di bontà o perfezione confrontandoli con un massimo. Dato che gli esseri umani non sono perfetti deve esserci un essere perfetto che ne costituisce il parametro. Chi e' se non Dio?

L’argomento teleologico o del progetto.
Nel mondo tutto sembra predisposto a un fine. Chi e' l’architetto intelligente di questo progetto se non Dio?

Le prime quattro argomentazioni, ormai abbandonate dai credenti più colti ed evoluti, si commentano da se: sono completamente prive di logica. Non prendo in considerazione l’esistenza di Dio secondo le prove bibliche (Argomento delle Sacre Scritture) in quanto, anche se molte persone ancora ci credono, (testimoni di Jeova, gruppi cristiani americani seguaci di predicatori peggiori dei talebani), gli storici hanno dimostrato senza ombra di dubbio le insanabili contraddizioni dei vari vangeli e della Bibbia in particolare.

Non dimentichiamo che la bibbia e' un testo pieno di violenza e crudeltà; composta durante l'età del bronzo, raccoglie scritti sparsi in un arco di vari secoli, mentre i vangeli, molto più di quattro, furono scritti anche alcuni secoli dopo la morte di Cristo.

La quinta prova invece resiste ancora sebbene, secondo i non credenti, sia stata completamente demolita dalle teorie evoluzioniste di Darwin dimostrate da reperti archeologici e da una amplissima letteratura, ma alle quali si contrappongono i cosiddetti creazionisti, cioè i credenti che non accettano l’evoluzionismo e ritengono che nel processo evolutivo ci sia ancora la mano di dio.

Ecco cosa dice a tale proposito il biologo evolutivo ateo Dawkins : "Qualsiasi intelligenza creativa, sufficientemente complessa da poter progettare qualsiasi cosa, viene a esistere solo come prodotto finale di un lungo processo di evoluzione graduale".
A chi replica che le cose complesse non possono essere "nate per caso", infatti, Dawkins replica che la selezione naturale e' una cosa completamente diversa dal caso e che il darwinismo mostra tappe successive di complessità sempre crescente.

La selezione naturale, dunque, e' l'alternativa alla creazione attraverso il disegno di un'intelligenza divina. La selezione naturale e' infatti un processo di accumulazione, che serve a spezzare il problema dell'improbabilità in frammenti più piccoli: ogni frammento e' leggermente improbabile, ma non in maniera
proibitiva. Quando grandi quantità di questi eventi leggermente improbabili si collegano in serie, il prodotto finale appare molto improbabile - ma lo sarebbe solo se si postulasse che fosse nato di colpo. Il creazionista,
invece, non comprende questo fatto, perché continua a trattare la nascita delle cose come un unico evento.

Domandiamoci adesso come e' possibile credere a ciò che, nel nome di Dio, alcuni uomini hanno inventato nei secoli: parlo delle varie religioni (specialmente le monoteistiche) e delle relative chiese. Ecco una casistica di domande alle quali invito i credenti a dare risposte logiche:

2000 anni fa nasceva un uomo da una donna vergine.

Questo uomo senza padre fece risorgere il suo amico Lazzaro morto da vari giorni e già in decomposizione.

Morì a sua volta e risorse dopo tre giorni. Dopo quaranta giorni salì su un colle e ascese al cielo.

Lui e suo padre (che è sempre lui!) sono in grado di udire in contemporanea i pensieri di tutta la popolazione del mondo.

Vede contemporaneamente tutte le azioni buone o cattive di tutti gli esseri di tutto il mondo e, dopo la morte, premierà (paradiso) o punirà crudelmente (inferno) di conseguenza.

La sua vergine madre non è mai morta ma fu assunta in cielo anch’essa.

Se benedetti da un prete (deve però avere i testicoli), il pane e il vino diventano il suo corpo e il suo sangue.

La sua chiesa è diretta da un capo infallibile nelle cose che lo riguardano.

Mi chiedo che cosa penserebbe un antropologo alieno e intelligente, almeno come la media di noi umani, se dovesse studiare oltre ai vari miti del nostro passato anche queste credenze!

Per concludere, gli atei e gli agnostici razionalisti, non trovando sufficienti ragioni per credere o non credere in Dio, se ne disinteressano e, liberati dall’oppressione religiosa, possono dedicarsi all’umanità e alla scienza, consapevoli che, mentre nei secoli le guerre di religione hanno massacrato milioni di persone,
ancora non si sono dati casi di guerre di non religione!!


La magia
dei postulati
Di Giorgio Rivetti,


I postulati (chiamiamoli più semplicemente “presupposti”) sono come gli adattatori universali: trovato quello utile allo scopo possiamo adattarlo a qualsivoglia teoria come, appunto, l’ateismo o il suo esatto contrario.

Il bravo collega Gaioffas, offre osservazioni pertinenti e ponderate, ma proprio per dare significanza alla funzione utilitaristica dei presupposti, credo occorra rilevare che, nell’immaginario collettivo, parlando di
“ateismo” si pensa immediatamente a qualcosa di contrario alle religioni in senso esteso ed ecco che subito compaiono i richiami ai dogmi irrazionali a cui si deve credere ciecamente, alle brutalità dell’inquisizione,
ai vangeli apocrifi, alle guerre religiose, ecc. E - anche se non e' propriamente vero che tutte le guerre sono o siano state guerre di religione (Fenici, Assiri, Greci e Romani lo dimostrano) - non a caso, sono proprio
questi gli argomenti a cui Gaioffas si appella, facendo in sostanza, un’accurata disamina delle incongruenze che lui rileva nell’ortodossia cristiana e più precisamente cattolica. Insomma, il suo pensiero esprime l’accezione comune per cui, chi e' ateo, non e' un credente fideista e - ancora più¹ specificamente - none' un credente cristiano.

In realtà, se “ateismo”, esprimesse semplice l’equidistanza da tutte le forme di “religione rivelata”, forse potrei trovarmi d’accordo, ma i significati etimologici vanno rispettati e “ateismo” significa invece “totale
negazione di ogni trascendenza.”

Lo sforzo di spiegare razionalmente che la trascendenza non esiste, e' come provare a svitare un bullone con un pennello da barbiere, perché nel suo significato letterale, “trascendere”, significa proprio sottrarsi all’ispezione logico-razionale in quanto, scienza, logica e raziocinio sono tutti strumenti che appartengono ad un dominio limitato, esclusivamente sorretto dalle nozioni umane finora acquisite e che si evolvono proprio nel momento in cui si contraddicono. Strumenti, quindi, del tutto rudimentali, e continuamente perfettibili.

La trascendenza, invece, e' un concetto non spiegabile razionalmente. E’ una percezione del grande mistero cosmico che si innesta nell’insondabile baratro dei concetti di infinito, di eterno, di sacro.

Parlando di sacro, però, rischiamo di cadere in un altro equivoco perché anche “Sacro” e' un termine che ci richiama immediatamente al tabernacolo ed alla liturgia religiosa, mentre, nella sua accezione metafisica, “Sacro” definisce invece l’intuizione trascendente ed intrasmissibile. Quella che i limitati strumenti della comunicazione umana (il gesto e la parola) non sono in grado di rappresentare nella sua reale entità.

“Sacra” è l’esperienza intima, squisitamente individuale, talora struggente, talora rivelatrice di realtà sovrapersonali (ancorché incomprensibili) che fanno scempio della logica convenzionale e gettano l’uomo in un baratro di ignoranza e di inquietudine.

Questo avviene quando il nostro nozionismo tecnologico si scontra con dominii sconosciuti che non rispondono alle sue leggi e allora l’uomo comune ne resta tanto più sconvolto quanto più e progredito il suo nozionismo, sicché si trova come un bimbo balbettante e senza difese che
altro non può se non abbandonarsi alla guida di una delle tante “fedi rivelate” o alla primordiale paura dell’incognito.

Del resto, negare ciò che non si comprende o che non è razionalmente spiegabile o che, più semplicemente non si conosce, è una delle pratiche più insensate a cui ci si possa dedicare perché l’uomo che non senta o che rigetti l’impulso a prendere coscienza del mistero cosmicotrascendente
e quindi dell’origine umana che vi appartiene, è un uomo che gira inutilmente su se stesso senza realizzare costrutto.

Questo vuol dire che dobbiamo intrupparci tutti in una dottrina fideista ed essere guidati da sedicenti pastori verso la rivelazione divina? Significa assoggettarci passivamente alle norme di tale dottrina senza porci domande e senza cercare risposte?

Certamente no.
Significa essere coscienti che esistono dominii superiori all’umana percezione, dominii che non siamo in grado di spiegare ed è proprio in essi che, forse, si cela l’eterna questione dell’essere. Significa che, con l’umiltà di chi è per natura relegato all’ignoranza, dobbiamo astenerci tanto dal negare quanto dall’affermare categoricamente, sgonfiandoci dalla puerile presunzione che ci fa ritenere grandi solo perché riusciamo a far volare in aria un pezzo di ferro, o perché abbiamo inventato la cerniera zip ed il televisore.

Di fronte alla straordinaria perfezione della natura, tutta la nostra scienza, non va oltre l’abilità di un bambino che compone un puzzle. Tutto il resto è solo umana e patetica supponenza.

E poi - siccome insieme ai “presupposti” esiste anche il ricorso alle citazioni celebri per rafforzare le tesi che si vogliono accreditare – anch’io voglio provare ad avvalermi di questo strumento. Comincerò da René Guénon, per cui la metafisica è «la conoscenza dei princìpi di ordine universale, da cui tutto procede». Per passare ad Evola che contesta la comune definizione del Medio Evo come di un “periodo buio ed involutivo” e gli attribuisce invece un alto progresso spirituale, relegando l’esplosione tecnologica moderna ad uno dei più “oscuri periodi di barbarie
che hanno ucciso il pensiero interiore”.

Ma anche il nostro Dante dice la sua: “Fatti non foste per viver come bruti ma per seguir virtude e conoscenza”. E - da una distanza allora incolmabile - gli fa eco Confucio: “Chi non persegue il Nirvana e come una scimmia che salta da un albero all’altro senza cogliere frutti.”

Nessuno, spero, penserà che la “conoscenza” invocata da Dante sia quella necessaria ad operare su internet, così come il “Nirvana” di Confucio non è il paradiso convenzionale contrapposto alle fiamme dell’inferno e al perfido signore del male che vi regna, ma è, invece, il concetto
di anima cosmica, custode ultima del sapere metafisico.

Infine, richiamandomi all’imbarbarimento spirituale dei nostri tempi citato da Evola, eccone un buon esempio: Il termine “virtude” della rima Dantesca, che ho appena scritto è stato rilevato come “parola inesistente o errata” dal correttore automatico del programma di testo che sto utilizzando per questo articolo. Quindi, almeno secondo la scienza informatica moderna, dovremmo concludere che Dante era un illetterato!